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RECENSIONE: CARTIER SANTOS

Cosa fareste se ereditaste una fortuna di famiglia? Comprare una bella villa in campagna? Una collezione di auto esotiche, magari uno yacht? Questa era la posizione piuttosto piacevole in cui si trovava il brasiliano Alberto Santos-Dumont alla fine del XIX secolo, e avrebbe potuto spendere quel denaro in belle cose, ma scelse di fare altro: inventò la prima macchina volante al mondo più pesante dell'aria.

Un attimo! Penserete: "Pensavo che i fratelli Wright avessero inventato la prima macchina volante più pesante dell'aria"! Infatti, è così. Nel dicembre del 1903, a Kitty Hawk, nella Carolina del Nord, Orville Wright, dopo aver vinto il lancio della monetina contro il fratello Wilbur, pilotò il Wright Flyer contro un vento gelido per una distanza di 37 metri.

La differenza è che il Wright Flyer non si è alzato in volo da solo. Il motore era in grado di far muovere l'aereo sul terreno solo a 6-22 miglia orarie, meno della velocità necessaria per generare portanza. I primi voli si basavano su un forte vento contrario, mentre i voli successivi si avvalevano di una catapulta. L'aereo di Santos-Dumont, il 14-bis, è riuscito a decollare e a volare con le proprie forze.

Ma fermiamoci qui: dopotutto, questo dovrebbe riguardare gli orologi. Il passaggio da Santos-Dumont all'omonimo orologio sarà più chiaro con un po' di informazioni sull'uomo stesso, non tanto sul suo lignaggio o sul suo aspetto fisico, quanto piuttosto sul tipo di persona che era.

L'interesse di Santos-Dumont per il volo nasce da un giro in mongolfiera di due ore fatto a Parigi nel 1897. Un giro in mongolfiera costava, all'epoca, la bellezza di 1.200 franchi, cifra che oggi è stimata in modo prudente in circa 15.000 sterline, tanto che in passato aveva rinunciato al giro con la preoccupazione di non goderselo e di sentire di aver sprecato i soldi, oppure di goderselo molto e di non avere l'opportunità di rifarlo.

La soluzione, avendo adorato l'esperienza, è stata quella di realizzare la propria mongolfiera. Ma il fatto di fluttuare in balia del vento non era sufficiente per Santos-Dumont, che un anno dopo dotò la sua mongolfiera di un dispositivo di guida e di un motore elettrico. Nonostante diversi incidenti da brivido, Santos-Dumont non si separò dal suo dirigibile e spesso lo si vedeva fluttuare sopra le strade di Parigi a bordo di esso. Si recò perfino nel suo ristorante preferito, La Cascade, con il suo veicolo, parcheggiandolo all'aperto sulla strada tra lo stupore e la meraviglia della gente del posto.

Si trattava di un hobby che si era rapidamente trasformato in una passione e, come tutte le passioni, non ci volle molto perché si trasformasse in competizione. Santos-Dumont puntava al Deutsch de le Meurthe, un premio di 100.000 franchi per chi fosse riuscito a volare dall'aeroclub di Parc Saint Cloud alla Torre Eiffel e ritorno in meno di 30 minuti.

Ora le cose si facevano serie. Santos-Dumont aveva bisogno di un orologio preciso per monitorare i suoi progressi nella competizione; per fortuna era amico di un orologiaio parigino di nome Louis Cartier.

Il dirigibile di Santos-Dumont era, a dir poco, un marchingegno: un pallone lungo e sottile, di circa 20 metri da punta a punta, realizzato in seta altamente infiammabile, sotto il quale un'impalcatura di pino era appesa a una corda di pianoforte per sostenere il motore a combustione che aziona l'elica e, naturalmente, Santos-Dumont stesso.

Dopo vari incidenti in più occasioni, Santos-Dumont dovette concentrare ogni sforzo sul pilotaggio della sua macchina. Gli orologi da taschino, molto in voga all'epoca, erano inutili per lui; aveva bisogno di leggere l'ora in un istante, senza dover togliere le mani dai comandi.

Cartier ebbe un'idea: l'orologio sarebbe stato indossato al polso. Non era certo la prima volta che ciò avveniva (il primo orologio da polso era stato concepito quasi un secolo prima), ma era ormai un accessorio femminile, che nessun uomo sano di mente avrebbe indossato.

Questo non importava a Santos-Dumont, e così Cartier gli presentò un orologio con una cassa robusta con anse integrate e un cinturino in pelle, abbastanza solido da resistere agli inevitabili incidenti che Santos-Dumont avrebbe dovuto subire.

Dopo vari tentativi, tra cui un incendio del motore che spense con il suo cappello Panama e un incidente che lo lasciò appeso al tetto dell'Hotel Trocadero, Santos-Dumont vinse finalmente il premio di 100.000 franchi, che donò immediatamente ai poveri di Parigi. L'eccentrico brasiliano divenne da un giorno all'altro una celebrità internazionale, comparendo sulla copertina di Vanity Fair e dando il via alla moda dei cappelli Panama e, naturalmente, degli orologi da polso da uomo.

Noncurante della sua fama, Santos-Dumont, equipaggiato con il suo Cartier, senza il quale non volò mai, affrontò l'impresa del volo più pesante dell'aria. La notizia del volo dei fratelli Wright lo aveva raggiunto a Parigi, ed era deciso a fare di meglio, costruendo un aereo in grado di alzarsi in volo con le proprie forze.

Nel tipico stile di Santos-Dumont, lo sviluppo del 14-bis fu costellato di incidenti. Appesa al dirigibile numero 14 per i test - da cui 14-bis, bis che significa vagamente "miglioramento" - la seta fu strappata, i cavi si spezzarono, le eliche si frantumarono due volte e una ruota si staccò, ma il 13 settembre 1906 l'aereo di Santos-Dumont si sollevò da terra, volò per 7 metri e poi si schiantò prontamente. Non era l'atterraggio che voleva, ma era un atterraggio. L'aereo aveva volato.

Santos-Dumont continuò a pilotare il suo aereo da record, ottenendo un premio dopo l'altro man mano che i suoi voli aumentavano di lunghezza, culminando nella progettazione della Demoiselle No. 19, che poteva essere acquistata per l'equivalente moderno di 100.000 sterline, essere costruita in soli 15 giorni e raggiungere una velocità di 60 miglia orarie. La personalità dell'uomo ha contribuito al suo successo tanto quanto il denaro, come dimostra la sua capacità di trasformare dall'oggi al domani l'orologio da polso di Cartier da un passo falso della moda a un accessorio indispensabile.

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